Rat Race


Regia: Jerry Zucker

Prendete uno degli autori de L’aereo Più Pazzo Del Mondo, aggiungete uno degli attori comici più irresistibili di sempre e amalgamateli con una road story a base di inseguimenti, nazisti, trapianti di organi e mucche appese ad una mongolfiera: il risultato è un cocktail esplosivo di situazioni slapstick che fanno ridere dall’inizio alla fine!

Questo è Rat Race, sottovalutatissima commedia demenziale americana uscita con scarso successo nel 2001, un anno non particolarmente felice per gli USA.

Alla regia vi è il veterano della risata nonsense Jerry Zucker (da Top Secret! a Una Pallottola Spuntata fino allo strappalacrime Ghost) il quale, con uno stile semplice ma assolutamente efficace, riporta in auge la demenzialità delle pellicole anni 60 e, in primis, ripropone l’idea del capolavoro Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo (potrebbe benissimo essere un remake), un classico della commedia statunitense diretto da Stanley Kramer che vantava un cast di nomi che manco sulle piastrelle della Walk of Fame nella Hollywood Boulevard ci sono.

Anche per questa “corsa dei ratti”, Zucker raduna un manipolo di attori in stato di grazia: Rowan Atkinson alias Mr. Bean (il comico a cui mi riferivo prima, veramente esilarante), Whoopi Goldberg (simpatica), John “Monty Phyton” Cleese (adorerei quest’uomo anche nel vederlo cagare quindi….), Cuba Gooding Jr. (parecchio divertente), Jon Lovitz (spassoso), Seth Green & Vince Vieful (dopo Atkinson, i più esilaranti), Breckin Meyer & Amy Smart (coppia già vista in Road Trip: Giovani, Bravi, Carini….lei soprattutto è da inserire nel Patrimonio dell’Umanità per quanto è sgnacchera con i pantaloni grigi attillati).

Geniale lo spunto da cui poi partiranno tutte le gag del film: un eccentrico miliardario di Las Vegas estrae a casaccio alcuni clienti del suo lussuoso casinò per farli gareggiare l’uno contro l’altro ad una corsa che ha come primo ed unico premio un borsone contenente 2 milioni di dollari.

Gli sfidanti, dapprima riluttanti, inizieranno una frenetica corsa all’oro verso il paesino del Nuovo Messico in cui risiede il succulento bottino, senza evitare però qualche scaramuccia tra di loro (anche perché “L’unica regola del gioco è che non ci sono regole”).

Tra di loro vi sono uno stralunato turista inglese (che nella versione originale è italiano) affetto da narcolessia e che si addormenta immediatamente dopo lo start di partenza (ed infatti il povero Atkinson lo rivedremo “solo” dopo 45 minuti di film, ripresosi dal sonno profondo); due fratelli squattrinati che ne combinano di tutti i colori (si fanno dei fallimentari piercing fai da te sulla lingua, distruggono mezzo aeroporto di Las Vegas, finiscono con al loro decappottabile in una gara di giganteschi Monster trucks…..); una famiglia ebraica che finisce prima nel museo di Klaus Barbie, ufficiale nazista tre volte campione di danza da sala scambiato erroneamente per un museo delle omonime bambole da ragazzine e poi si ritrovano a bordo della vettura personale che fu del Führer con la quale arriveranno nel bel mezzo di una riunione di veterani…..

Una delle mie commedie preferite, che rivedrei mille volte (so di essere troppo soggettivo ma d’altra parte la recensione è mia e ci faccio quel che mi pare, succhiatemelo se non vi va bene!).

Scusate per le precedenti parole ma qualche hacker deve aver messo mano alla recensione….si deve essere andata proprio così.

Tornando al film, l’unica pecca forse è il finale troppo buonista ma che comunque rispecchia l’anima cartoonesca della pellicola.

UNA CANNONATA DI ESILARANTI SITUAZIONI IN BILICO TRA LO SPLASTICK DELLA VECCHIA HOLLYWOOD E IL NONSENSE TIPICO DI CASA ZUCKER.

ATTORI E GAG CHE REGALANO RISATE A RUOTA LIBERA (in particolare Atkinson con la sua mimica ed i problemi con il “cuore smarrito”).

CONSIGLIATO A CHI VUOLE RIDERE DI PANCIA.

Giudizio complessivo: 9
Buona visione,





Trailer



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