Pink Flamingos


Regia: John Waters

Non fatevi ingannare dal titolo, scordatevi pure la Sardegna, i fenicotteri rosa, Carloforte e tutto ciò che vi ruota attorno, perché qui non ci sarà nulla di tutto questo e, se siete appena appena schizzinosi, vi conviene fuggire a gambe levate non solo dalla visione, ma pure dalla lettura delle prossime righe.

Perché, come ribadisce uno spettatore alla fine, Pink Flamingos è sostanzialmente un dito su per il culo dell’America, “One piece of garbage” o, se preferite, quello che viene semplicemente considerato uno dei film più disgustosi, oltraggiosi, sporchi e cattivi che si siano mai visti, considerando poi che l’anno di uscita è il 1972 e non il 2000.

Un grande plauso va quindi a John Waters, uno che senza dubbio non ha mai visto di buon occhio l’America “bene” e che durante la sua oltraggiosa carriera ci ha regalato perle del calibro di Punk Story, Cry Baby e La Signora Ammazzatutti.

Quello di cui ha sempre avuto bisogno, per poter completare al meglio i suoi lavori, sono stati dei personaggi bizzarri e non proprio convenzionali, caratteristiche che chiaramente ritroviamo in questo film elevate all’ennesima potenza.


Partiamo innanzitutto con Divine, vero MVP della partita oltre che attore/attrice feticcio del regista, un concentrato di disgusto misto a cazzaraggine, che in alcuni frangenti riesce pure a far sorridere, specialmente quando inizia a cadere negli isterismi causati dai suoi principali rivali, quei coniugi Marble che farebbero (e fanno) qualsiasi cosa pur di accaparrarsi il titolo di persone più disgustose, attraverso un’interessantissima battaglia che non risparmia perfino qualche tenero siparietto matrimoniale (“Ti amo anche più del mio essere disgustosa”, o “Ti amo anche più della mia stessa merda”, due delle migliori dichiarazioni d’amore mai viste sul piccolo schermo che vi invito magari a non utilizzare con fidanzate il cui senso dello humor sia a livello di quello di Andrea Pirlo). 


Citazione anche per l’ottimo Carckers, forse quello che si è divertito di più sul set e che di certo non si sarà attirato le simpatie degli animalisti e per la ciccionazza mangia uova che, pur non facendo nulla di così estremo, riesce a fare schifo comunque.

L’inizio un po’ lento serve proprio ad introdurci questa serie di pseudo freaks, sulla cui caratterizzazione c’è poco da discutere, dato che pure il regista ci tiene a sottolineare, nei “behind the scenes” finali, che proprio questa è una delle sue specialità, insieme a quella di realizzare scene di dubbio gusto, che in fin dei conti funzionano, anche in considerazione, come detto prima, dell’epoca in cui ci troviamo. 

E infatti in rapida sequenza vediamo atti sessuali dove vengono coinvolti pennuti che, come i loro illustri colleghi di Cannibal Holocaust, si trovano semplicemente al posto sbagliato nel momento sbagliato, inseminazioni bizzarre, sfinteri elastici che sembrano quasi accompagnare le intriganti musiche settantiane di sottofondo, cannibalismi vari, transincesti neppure troppo velati, mutilazioni stranamente non mostrate nei minimi dettagli come ci si aspetterebbe e, per finire, appetitosi spuntini gentilmente sfornati per l’occasione da cagnolini compiacenti (e qui peccato che il regista tagli l’inquadratura, perché i sintomi di conato di Divine sono piuttosto evidenti anche se tenta di mascherarli alla bene e meglio).


Poi vabbè di difetti ce ne sono diversi all’interno del film, che viene girato con uno stile quasi amatoriale e che, senza i tagli di numerose scene, sarebbe probabilmente durato 2 giorni, a testimonianza che Waters si deve essere divertito non poco a mettere in pratica ciò che di malsano gli proponeva il suo cervello.

I già citati “behind the scenes”, presenti in una delle ultime versioni rilasciate, aggiungono quel qualcosa in più, soprattutto quando viene mostrato il trailer ufficiale che, anziché riportare immagini del film, si limita a dialoghi in sottofondo e alle reazioni di coloro che sono appena usciti dal cinema, tutti ovviamente felici e disgustati da quello che hanno appena visto.

Ovviamente questo non si tratta di un film che può essere visto da tutti, ma coloro i quali sono attratti da un cinema visivamente estremo (d’obbligo la citazione del Salò Pasoliniano di qualche anno dopo o del più recente Taxidermia), non devono assolutamente farselo sfuggire.

Giudizio complessivo: 7.5
Buon appetito,


Luca Rait



Trailer



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